“Lavoriamo per la pace” ha detto Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, parlando a margine dell’assemblea regionale della Fiom Toscana a Firenze.
Il leader sindacale ha ricordato che “quando c’è uno stato di eccezione, di guerra, poi dopo a pagarne le conseguenze sono innanzitutto le lavoratrici e lavoratori, quelli che vengono mandati in guerra, ma anche quelli che poi dopo non hanno il salario perché l’inflazione sale e le persone non hanno un potere d’acquisto che garantisca loro la vita”.
Parole che mettono in evidenza come la guerra non colpisca solo i fronti di battaglia, ma anche le buste paga dei lavoratori.
Sciopero del 19 settembre per Gaza
Per questo la Cgil e la Fiom hanno proclamato 4 ore di sciopero nazionale lo scorso venerdì 19 settembre. Una mobilitazione che vuole esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza e ribadire che il lavoro deve servire a costruire pace, non distruzione.
“I metalmeccanici sanno che il lavoro costruisce – ha aggiunto De Palma – e invece la guerra distrugge: sappiamo che dobbiamo scioperare, manifestare per poter garantire un futuro all’umanità”.
Contratto nazionale e redistribuzione del valore
Il segretario generale ha sottolineato che il rinnovo del contratto nazionale è una tappa decisiva.
“Federmeccanica e Assistal sono tornati al tavolo perché i metalmeccanici hanno scioperato per 40 ore nel nostro Paese”. De Palma ha ribadito che l’obiettivo è difendere il potere d’acquisto dall’inflazione e ottenere “un elemento in più sul salario, perché il valore che viene generato dal lavoro deve essere redistribuito alle lavoratrici e ai lavoratori”.
Fiscal drag, il messaggio al governo
Infine, un passaggio netto contro l’esecutivo e l’invito ad intervenire con la legge di Bilancio del 2026 senza indugi: “Il governo deve smetterla di drenare con il fiscal drag i soldi che noi contrattiamo, e deve restituire alle lavoratrici e lavoratori i soldi del loro contratto: detassi gli aumenti del contratto nazionale”.
Cos’è il Fiscal drag?
Il fiscal drag è un fenomeno che si verifica quando l’aumento dei salari viene assorbito dalle tasse a causa della progressività delle aliquote. In pratica, senza adeguamenti delle soglie fiscali, gli incrementi retributivi finiscono per spingere i lavoratori in scaglioni più alti, riducendo il beneficio reale in busta paga. È proprio questo meccanismo che i sindacati vogliono disinnescare, chiedendo che gli aumenti contrattuali siano detassati.


