In Europa il mondo del lavoro si muove a due velocità. Da una parte ci sono Paesi che sperimentano modelli più sostenibili, come la settimana corta, pensata per migliorare la qualità della vita e la produttività. Dall’altra, emergono proposte di legge che spingono per giornate lavorative sempre più lunghe, fino a 13 ore consecutive.
Due casi emblematici di questa contraddizione sono la Grecia e la Germania, dove in questi giorni si discute — e si protesta — proprio su nuove norme che puntano ad aumentare le ore di lavoro giornaliere. Una direzione che i sindacati definiscono un ritorno al passato e un rischio per la salute dei lavoratori.
In Grecia scoppia la protesta: sciopero generale contro le 13 ore di lavoro
Ad Atene e in tutta la Grecia il 2 ottobre scorso è stato sciopero generale. I principali sindacati, tra cui GSEE e Adedy, sono scesi in piazza contro il disegno di legge del governo conservatore Nea Dimokratia, che prevede una nuova norma choc: fino a 13 ore di lavoro al giorno, con un aumento del 40% della retribuzione, ma solo su base volontaria e per un massimo di 37 giorni l’anno.
Secondo il governo si tratta di una misura per aumentare l’occupazione regolare e combattere il lavoro nero. Ma per i sindacati è un attacco diretto ai diritti fondamentali. Il sindacato comunista PAME denuncia: «È una legge che legalizza la schiavitù moderna». Il GSEE parla apertamente di “ritorno al Medioevo”.
La riforma arriva dopo altre misure contestate già approvate negli ultimi anni:
- Pensione fino a 74 anni.
- Settimana lavorativa di 6 giorni.
- Licenziamenti senza preavviso nel primo anno di contratto.
- Limitazioni al diritto di sciopero e picchettaggio.
Una spirale che, secondo l’opposizione, sta portando la Grecia indietro nel tempo, annullando decenni di conquiste sindacali.
In Germania si discute sui turni da 12 ore: sindacati sul piede di guerra
Anche in Germania si discute su una riforma degli orari di lavoro. L’obiettivo del governo tedesco è quello di superare il limite giornaliero di 8 ore, sostituendolo con un tetto settimanale di 48 ore. Questo permetterebbe turni da fino a 12 ore al giorno, a patto che il monte ore settimanale non venga sforato.
Per l’esecutivo si tratta di aumentare la flessibilità per imprese e dipendenti. Ma IG Metall, il più potente sindacato tedesco dei metalmeccanici e del settore automobilistico, è contrario.
Secondo il sindacato, infatti, allungare la giornata lavorativa espone i dipendenti a stress, malattie e incidenti. Inoltre, un recente sondaggio ha mostrato che:
- Il 73% dei lavoratori è contrario a orari illimitati.
- L’84% ritiene che un tetto giornaliero tuteli salute e vita privata.
IG Metall sottolinea che non servono più ore, ma più qualità del lavoro, investimenti in innovazione e politiche per la conciliazione tra vita e lavoro.
Il paradosso europeo: più ore non significa più produttività
Mentre alcuni Paesi del Nord Europa stanno testando con successo la settimana lavorativa di 4 giorni, in altre realtà si spinge in senso opposto: più ore, meno tutele, maggiore precarietà.
Ma è davvero utile allungare le giornate di lavoro? I dati dicono di no: in Germania, nel 2023 si sono registrate 54,6 miliardi di ore lavorate, con milioni di straordinari non retribuiti. Inoltre, non esiste una correlazione diretta tra più ore lavorate e maggior crescita economica.
Produttività e competitività si costruiscono con altri strumenti: formazione, benessere, innovazione, lavoro stabile.

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