Nella piattaforma unitaria firmata da Fim, Fiom e Uilm, insieme alla richiesta di 280 euro d’aumento salariale, c’è un punto che il sindacato considera irrinunciabile: la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario.
La proposta nasce dall’esigenza di coniugare produttività, qualità della vita e innovazione tecnologica, redistribuendo il tempo di lavoro in un’epoca in cui l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno modificando i processi produttivi.
“Meno orario, più salario non è uno slogan, ma una necessità concreta”, si legge nel documento approvato dall’Assemblea nazionale Uilm svoltasi a Roma il 2 e 3 ottobre 2025.
Nel documento viene ribadita con forza la propria posizione sulla riduzione dell’orario di lavoro:
“La riduzione dell’orario a 35 ore settimanali è per noi un obiettivo irrinunciabile, una scelta di civiltà e di giustizia sociale, necessaria per redistribuire il lavoro, migliorare la vita e garantire occupazione stabile.”
Confronto aperto sul tavolo nazionale
Il tema sarà ora al centro del confronto con Federmeccanica e Assistal durante i prossimi incontri fissati per il 15 e il 17 ottobre.
Dopo la plenaria del 6 ottobre, i sindacati hanno ricevuto rassicurazioni importanti: non ci saranno pregiudiziali da parte delle controparti datoriali sui temi della piattaforma, e dunque anche la riduzione d’orario potrà essere discussa senza veti.
E’ un segnale positivo – fanno sapere dal sindacati –. Ogni tema, dalle 35 ore agli aumenti salariali, sarà oggetto di confronto. Ora bisognerà capire come verrà affrontato e con quali soluzioni praticabili.
Verso un possibile rinvio alla contrattazione aziendale
L’ipotesi da non escludere in questa fase, è che il negoziato possa portare a un accordo di principio che rinvii la concreta applicazione della riduzione d’orario alla contrattazione aziendale, attraverso il coinvolgimento dei Permessi Annui Retribuiti – PAR. E’ la proposta contenuta nel documento di Federmeccanica-Assistal che sta sul tavolo da ottobre 2024.
In questo modo, ogni impresa e ogni rappresentanza sindacale potrebbero regolare la materia localmente, dove esistono le condizioni produttive ed economiche per farlo. Ma non è detto che i sindacati vedano come praticabile questa soluzione, che dalla base sarebbe sentita come l’ennesimo “rinvio”.
Una battaglia di prospettiva
Per la Uilm, la riduzione dell’orario resta una battaglia di prospettiva: “Non si tratta solo di lavorare meno – ribadiscono – ma di lavorare meglio, con orari sostenibili, salari adeguati e maggiore sicurezza”.
Il confronto con Federmeccanica e Assistal sarà decisivo per capire se le 35 ore resteranno un obiettivo di lungo periodo o potranno diventare una svolta concreta per i metalmeccanici italiani.


